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La cagnetta.

24 Apr

«Quando sono arrivata nel suo appartamento tutto era asettico come sempre.(Le maschere antigas appese sempre al solito posto) Ale è un tipo molto ordinato e meticoloso. C’era una novità (finalmente!) dopo tanti mesi che non ci andavo (e dove sei stata?): la sua cagnolina, che ha preso per non sentirsi troppo solo. Mi ha baciato mentre mi spogliavo, e liberandomi del reggiseno ha iniziato a torturarmi i capezzoli.. Le tette me le schiaffeggia, i capezzoli li tira forte e li morde con crudeltà finché non gli dico di smettere, ma devo insistere.. (scusatemi un attimo, forse ho letto male, lei si fa fare queste cose dalla cagnolina? E dove l’ha comprato il meticoloso Ale al sexy shop?) Mi levo gli slip, mi vuole nuda.(Che cagnolina esigente, per bacco!) Sempre. Lui invece resta sempre con i calzini, che abbassa (abbassa i calzini? dove gli arrivano, alle cosce?), e maglietta intima nera (macchiata di sugo). Sul suo letto singolo stende un asciugamano da viso (quelli da culo erano tutti sporchi), memore di tutte le volte che abbiamo rischiato di sporcare la trapunta (ragazzi, con Imodium, potreste stare tranquilli). Mi ci siedo sopra (povera cagnolina 😦 ) ma lui mi ordina di mettermi carponi (IO TI ORDINO DI METTERTI CARPONI! Ma lei non capisce dove sono questi scarponi.). Mi tocca la fica (che gli dà un morso), è fradicia (fica ubriacona!), sono eccitatissima (piacere, Letizia).. Si sposta, viene vicino al mio viso.(di già? poraccio, stava in astinenza da mesi!)

“Succhia, fammi vedere se sei ancora brava” (da quando ha perso i denti è diventata bravissima, vedrai) Lo metto in bocca.. Fa subito la gocciolina che lecco avidamente (il pene che suda!). Ha un cazzo enorme (lo vedo anche io da qua, sembra il faro del mare).. Gonfio, duro e rosso-violaceo (è quasi un hobbit)).. Mi fa scendere  e mettere in ginocchio “sì così.. Brava..” (ha imparato in chiesa a genuflettersi!) mette le sue mani sulla mia testa e spinge a fondo.. Annaspo (che in italiano vuol dire: annaspare 1 (v. intr.) 1 Muovere scompostamente le braccia come per afferrare qualcosa che sfugge. Che c’entra?) Insiste.. (insisto essì) Mi ritraggo tra i conati (nuova forma d’arte), ma non vomito (sei la migliore) . La situazione si ripete due o tre volte, poi mi ribello (ennò eh,non sono mica la cagnolina!). Mi fa mettere nuovamente carponi sul letto e me lo butta nella fica.. (eseguendo un mirabile lancio da 3 punti) Mugolo di piacere, mi ordina di godere (IO ADESSO TI ORDINO DI GODERE COI POTERI CONFERITIMI DALLA REPUBBLICA DELLA CIOLLA!) , ma non riesco.. (piccina 😦 ) “mettimelo in culo! Fammi godere!” (piccolo tributo al cinema di fantascienza)  lo incito. Prova a cambiare buco (ma non ci riesce), prima con le dita(è un pornomeccanico lui), poi con un po’ di saliva sia sul suo cazzo che sulle sue dita (si comincia a sputare addosso come un forsennato praticamente) che mi continua ad infilare ed allargare all’interno. (La chiamavano “montebianco” a scuola, per via del traforo) Mugolo ad ogni movimento, lo voglio.  (vi dichiaro marito e moglie)
Quando gli sembra pronto (quando si dice “valutazione a caldo”) prova a forzarlo (oooh issa ooooh issa).. Urlo di dolore.. (sopra un ponte con le mani sulla faccia) Il mio sfintere non ne vuole sapere (che male abbiamo fatto, natura, per non lasciarci trombare in pace?).. “Sputaci sopra Ale.. Mettimelo dentro..” (quindi Ale stava sputando sotto e provando a metterlo fuori) Lo fa (no no lo è), più volte e lo prova a mettere (ragazzi voi l’avevate già capito che stava tentando, vero?).. Stavolta entra (è permessooooooh? Si accomodi, prego.) anche se con qualche sforzo (oo-k), invoco Dio (ma lui si rifiuta di partecipare) da quanto mi piace averlo dentro (lei ha Dio dentro, e si vede) e lui mi pompa con forza dando qualche ulteriore affondo di tanto in tanto. (Io da Dio non me lo sarei mai aspettata) La fica gronda letteralmente (è una gara di spelling ormai).. Fatico a sentire le mie dita sul clito (anche perché poverine, non parlano) .. Lui comincia ad essere vicino (ma perché dov’era andato nel frattempo?)  sfila il cazzo (dalla busta) e continua con le dita a profanarmi il culo (disgraziato! fino ad allora era un tempio mistico). Non so quante dita ha dentro di me (non saprei, tu quante ne hai ingerite?), ma lo sento pieno (temo per quella povera cagnetta).. Spinge con forza (LIBERA! LIBERA!) e quando [ATTENZIONE!] comincio a bestemmiare ed urlare forte  toglie le dita [LA STAPPA, PRATICAMENTE, E’ RONCO!] ed entra di prepotenza (“non me ne frega niente, io entro!”) fino in fondo.. “insultami! Adesso, ora!” “godi puttana mentre ti inculo!”(questi sono complimenti per lei!) “Porco Xxx!” (amen, sorella!) Finiamo insieme (che capolavoro), esce (ciao! alla prossima), mi butto sfinita sul letto (erano in balcone, non l’ha puntualizzato), il cuore in gola senza fiato. (anche quello s’è ciucciata)

Prende una salvietta umida, si pulisce il cazzo (quindi la faccia), ne prende un’ altra, mi pulisce il culo (quindi la faccia). “puoi anche alzarti..adesso” (lazzara) “noooo… E chi ci riesce? (lei è tutta contenta)” “muoviti, devo portare fuori il cane altrimenti me la fa in casa” (che sgarbato, io al posto tuo gli macchiavo la tovaglia da faccia)  Mi alzo, vado in bagno a fare un bidet (perché non due?). Mi brucia quando ci passo il sapone (se lo infili), e noto che in bagno è rimasta la finestra aperta (il non piu così metodico Ale), in cortile lavorano gli operai. (operai generici) “hai dimenticato di chiudere, gli operai ti faranno la hola (la ola casomai, a meno che non è ambientato a barcellona sto porcile) per avermi fatto urlare tanto forte, ma se è passato uno importante son cazzi, ti licenziano!” (questa sottotrama sfugge al mio intelletto) “taci! Vestiti.” (senti, pezzo di merda, un po’ di rispetto per chi ti ha dato persino l’ano-ma, scusa, l’anima)  Mi vesto, sempre troppo lentamente per i suoi gusti (lei secondo me è una super troll), prendo le mie cose e faccio per uscire “fai la brava..” “la brava?” dico con scherno. (addirittura, si è stizzita) “ma se ogni volta che faccio la brava mi fate diventare cattiva! Ciao!” (lui non la saluta, e appena si volta le dà un calcio)  Esco, scendo le scale, passo dalla guardiola, dove un grasso e unto uomo mi guarda di traverso, apro la porticina del grande portone di vetro ed esco. (Voleva farselo ma essendo costui unto, ella  ha capito che questo non aveva le tovaglie da faccia) Di fronte il fianco del palazzo in marmo chiaro [il tòpos di sempre: le descrizioni inutili]  è illuminato dal sole, il bianco mi spara negli occhi. (finalmente il lieto fine) Mi domando se le guardie ed i militari che lavorano in questo ingresso laterale (militari e guardie in un ingresso laterale, l’occupazione italiana è al 150% )  mi hanno riconosciuta dopo tanto tempo. (“agenore, agè.. ci sta quella vaccona, ammazza oh cammina tutta sbilenca, c’avrà avuto n’incontro ravvicinato der terzo tipo, aaah stai sempre a penzà male stai, lavora che quello ha scritto che semo operai, o guardie o militari? Che cazzo semo?”) Giro a destra verso la piccola piazza e la metro. Accendo una sigaretta (cerchiamo di dare un tono radical chic di stampo francese post neorealista), e camminando su gambe incerte (gambe dubbie) per lo sforzo di restare carponi così a lungo cercando di tenere le cosce vicine (sei tutti noi), mi muovo tra la gente sperando di aver tolto i residui di matita nera colata dagli occhi (si è pulita addosso ai passanti?) a testimonianza di quel che è successo..»(gente comune: matita sbavata= sesso anale: (termine di paragone a casaccio)  Questo raccontavo a Carlo oggi 5 maggio, mentre era sul suo letto d’ospedale a seguito dell’operazione. (ATTENZIONE SIGNORI VIRATA NARRATIVA FLASHBACK INASPETTATA CON RETROGUSTO DI MALINCONIA D’OSPEDALE. CA-PO-LA-VO-RO.)

Eccitato mi guardava negli occhi (ricordiamo che sono tutti strabici), le mani non riuscivano a star ferme passando a pizzicare lievemente la punta del suo glande ingrossato (lui è ricoverato in urologia). Pendeva dalle mie labbra (QUALI? scusate 😦 ) ad ogni dettaglio col desiderio bruciante (scusatemi lui è ricoverato al reparto grandi ustioni) di rientrare nei miei giochi (scusatemi lui è ricoverato in pediatria), pur sapendo che non sarebbe più stato il solo uomo a possedermi. (psichiatria, ok, il reparto è psichiatria) La competizione era impossibile, lo sapeva, ma in questo momento non desiderava altro che un nuovo racconto, finalmente non inventato (COLPO DI SCENA LA CAGNETTA NON ESISTE! LA CAGNETTA E’ LEI! ), e immaginarsi al posto di quell’uomo che sapeva come prendermi e tenermi testa, maltrattarmi e farmi davvero godere e che poteva farlo più spesso di quanto lui avrebbe mai potuto. Chissà se un giorno sarei riuscita a convincerli ad un incontro per un caffè tutti insieme, o forse per qualcosa di più. (OHHH finalmente ho capito tutta la trama, sono in NEUROLOGIA lei è ricoverata stranamente nella stessa stanza con lui, e stanno immaginando di incontrare uno che non esiste e trombarselo. TUTTO TORNA, RIBADISCO, CAPOLAVORONE)

 

Porgo doverose scuse a Dio per questo. 

L’amore. Ah, more? Finalmente.

30 Gen

Mi sono letteralmente alzata le maniche della maglia ed ho cominciato a digitare queste parole con l’espressione facciale di una molto convinta delle imbecillerie che sta per spacciare per opinioni personali.
Oggi pomeriggio, parliamo d’amore.
Non la scriviamo la solita frase unta e bisunta su – si schiarisce beffardamente la voce – “è impossibile parlare d’amore, l’amore non si spiega”. Non la scriviamo nemmeno.
D’amore si parla eccome, cari stronzoni.
Dico io: è mai possibile che bisogna sopportare il peso di indicibili rotture di palle per sentirsi bene con se stessi?
Io condanno la mia stessa natura. Condanno le architettate malvagie strutture psicologiche-affettive che inducono qualsiasi individuo a sentirsi un miserabile pezzo di merda se non è amato da nessuno. Se non è ricambiato. Se non corrisponde a quanto la maggioranza delle persone considera degno d’amore.
E non ditemi che non è così. Perché è così, laidi mentecatti.
Per quelli che vi siete trovati, cazzo, io vi stringo vigorosamente la mano e mi congratulo con voi anche se vi rimando malignamente a questo aforisma.

Ma gli altri?
Vi rendete conto quanto siamo schiavi di una caterva di cose che non abbiamo scelto?
e che per quanto ci affanniamo a scegliere diversamente dal restante tessuto sociale che ci guarda attonito, siamo sempre lì, parte di quel tessuto?
è una cosa asfissiante.
A volte ci penso, e mi farei detonare in mille diamanti scintillanti nel cielo.
Io non voglio entrare troppo nel merito dell’amore e dei sentimenti, perché in quanto saggia relativista, so bene quante scappatoie ci possano essere. Io parlo agli esuli dell’amore. Coloro i quali non l’hanno mai conosciuto. O quelli che conoscendolo l’hanno rinnegato.

Dico a voi: FOT-TE-TE-VE-NE.