Ottime occasioni pessime

15 Mar

Tengo in mano un pugno di mosche. Se ci sono le mosche, cosa c’è attorno a me?? M-E-R-D-A.

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Fortuna che esiste l’alternanza tra giorno e notte, che in qualche modo cioè la vita si muove fuori senza che tu stia lì a spingerla.  Altrimenti…  così, un altrimenti senza verbo compiuto. Qualcuno dice che i giorni volano, ed invece strisciano.  Se volassero forse, non si lascerebbero dietro questa scia dietro di tempo che passa. Per carità, non ce l’ho con i giorni. Il loro dovere è passare e lo fanno.
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Sono profondamente incazzata, il fatto che non so esattamente con cosa o verso chi mi lascia incazzare ancora di più. Sommando il tutto ne viene fuori una manovra di incazzamento praticamente idiota. Penso troppo. Sono troppo instabile. Emotivamente inquieta. Me ne accorgo anche quando sono all’università, magari seduta su una di quelle sediole rosso vergogna, quando tutto attorno a me non è altro che tranquillità palpabile di volti annoiati e professori snocciolanti nozioni. E io dentro non sono che un fermento di stronzate di pensieri di nonsochefarei nonsochepensaremapenso. Un tripudio di ipotesi, di immagini immaginate. Di futuri dipinti. Di battute idiote. Di pregiudizi distratti. Estro. Niente di autocelebrativo, solo inquietudine vivace. Sciocchezze.
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Non me ne vorranno gli umani, ma oggi per me.. la gioia di addentare una torta  è assolutamente non intercambiabile con alcuna parola o abbraccio et similia. Una torta è sempre buona, non c’è né del sottointeso né null’altro. E non devi stare poi lì a ragionare sul perché è buona o se sia buona davvero.
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Basterebbe rifletterci in modo più passionale per schifarsi quasi quanto sono schifata io. Non importa neanche quanto impegno ci metta, questo mondo ha tecniche meritocratiche che attingono da fonti quali “fortuna” e “destino” e/o “boh chi lo sa” non c’è un senso, non c’è niente. Ti trovi dove ti trovi e non sai fino a che punto l’hai scelto tu e fino a che punto l’abbia voluto una globalità con microscopici movimenti subdoli che arrivano non da chi ti sta accanto, ma da ben più lontano. Come le onde che chissà chi cazzo ce le ha spinte a riva. Come l’aria che c’è anche se non c’è. Fanno bene gli atei a scongiurare l’esistenza di un dio, perché sanno in cuor loro, che la vera divinità è l’umanità, un dio stupido e ingiusto.
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Non scrivo perché sono troppo impegnata ad ascoltare gli Arctic Monkeys dalla mattina alla sera, non uscire, e fare video con i testi delle canzoni,non andare all’università, non studiare, non leggere, non mangiare dolci ( un cazzo di impegno che ci vuole incredibile!) non coltivare relazioni sociali. Sembro ironica, ma ci vuole un sacco di impegno a non fare e fare tutte queste cose. Le uniche cose che ho da raccontare sono talmente non interessanti da un punto di vista strettamente narrativo che credo di essere superficialmente morta.
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Non ci vuole certo uno scienziato neuropsichiatra per capire che per essere in piedi alle 8 del mattino in una Domenica di fine luglio ascoltando gli Explosions in the sky io non devo stare tanto bene. (2008)
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Oggi c’è un vento che non ci si crede. Distrae. S’impone con indelicata perentorietà. Mi piace, in fondo. Sembra come se volesse mandarci tutti a fanculo. Il vento dove va?
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io non sono per la mitizzazione del ricordo. Sono per  quelchecazzomipare. Non c’è nulla di imposto. Ricordi quel che vuoi ricordare, dimentichi quel che vuoi dimenticare senza per questo passare da disadattata. La vita è più naturale di quel che sembra.
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Io mi faccio le domande sulle domande che mi faccio. La mia umiltà passa per protervia proprio perché non tocca l’aria: è un fatto mio, interno. Un meccanismo di funzionamento. Tuttavia, ho notato che le mie azioni sono totalmente incompatibili con il mio modo di essere. C’è una discrepanza idiota che modula il mio quotidiano: io penso una cosa, e ne faccio un’altra che si allontana dalla prima con splendente contraddittorietà, la risultante è che io ho poco a che fare con la coerenza universale, ma sono totalmente coerente con la mia incoerenza particolare. Il tipico colpo inesploso. La mia pigrizia non raggiunge mai i livelli della viltà, ma sorpassa quelli della comprensibilità. E tutto ciò è meraviglioso, lo so.
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Allora cerchiamo di essere brevi che a noi pezzi di merda le cose dilungate, cioè che si dilungano, non ci piacciano.
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Dovrebbero inventare un ufficio autobiografico. Persone che tengono per te, con minuziosità, il punto della situazione nella tua vita. Poi però, sorgerebbero problemi di carattere politico e magari le persone deputate a redigere un documento sulla tua esistenza comincerebbero ad odiare quello che fai o quello che dici, e potrebbero uscirne cose come “Giorno 23 Agosto, la nostra cara cogliona, che non ne imbrocca una neanche per sbaglio si sveglia alle 8 del mattino per recarsi alla posta e bla bla.” No, non andrebbe.
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Della realtà non me ne è mai fottuto un cazzo. Men che meno adesso che mi sta alle calcagna e cerca di mangiarmi il cuore a morsi calibrati e ben assestati.
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Girandole.
il modo più veloce per non andare da nessuna parte anche da subito…
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Queste giornate mi appassionano come fissare un chiodo arrugginito svettare da un muro muffito. Gustatevi pure il sapore malsano di questa similitudine, noncediché.

4 Risposte to “Ottime occasioni pessime”

  1. seagal74 16/03/2011 a 5:24 PM #

    Credo che avere “una testa pensante”, così come “il saper ragionare con la propria testa” sia buon segno ed una dote assai rara in un contesto di gregari pedissequanmente al seguito delle ideologie del momento, cioè quelle considerate dalla massa come fattori di tendenza.
    Certamente l’esprimersi controcorrente ci espone al rischio di essere giudicati dei “diversi” e quasi dei “reietti rispetto ad una società di c.d. “ben pensanti”, fervidi sostenitori di un “politically correct” che è più che altro forma priva di sostanza.
    Ed è questo che fa veramente incazzare!!!! Perchè dovrebbe essere un legittimo e sacrosanto diritto il poter dire la verità, sollevare problemi e proporre soluzioni, benchè scomode ma necessarie.
    Comprendo il senso di inquietudine e l’inclinazione alle c.d. “farneticazioni” di cui anche io mi sento campionessa, ma penso che facciano parte del proprio modo di essere ed alla fine ci si impara a convivere. Del resto, come non essere così, quando ti circonda l’incertezza per il futuro, le ingiustizie che non vengono sanate e la mancanza totale di validi punti di riferimento?
    Per fortuna ci salvano le “cose dolci”, quelle che ogni tanto ci arrivano e che ci restituiscono forza ed energia per non perdere la speranza e per andare avanti sempre e comunque a testa alta!!!!

  2. L'istigatore 22/03/2011 a 1:38 am #

    Fattela una trombata ogni tanto… É sempre un piacere istintivo, ma scongiuri i rischi di carie

    • raggioatomico 24/03/2011 a 3:52 PM #

      Credo che le carie siano legate alle scopate come il tuo cervello alla frase che hai scritto. (ps. trolling.org? Maddai?)

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