All’avventura!

4 Set

Di comune accordo con ciò che rimane dei miei arti inferiori, della mia schiena, delle mie corde vocali (quand’ero piccola pensavo si dicesse “evocali”) e del mio già ammalato stomaco ecco a voi: una sgangherata cronistoria della mia gitarella in quel di Ragusa per il concerto di – sua maestà – Caparezza con l’ “Eretico Tour”.
Che fossi già equipaggiata di ogni sorta di fastidio fisico da chissà quanti giorni ormai è cosa nota, ma nonostante ciò ho deciso di portare il mio zainetto delle superiori dove ho ficcato con la perizia di un armadillo cieco: tovagliolini, panini che non avrei poi mai mangiato e bottiglie d’acqua di ogni dimensione.
Mi reco così davanti il teatro cittadino a grondare i miei primi millilitri di sudore.
Vedo arrivare all’orizzonte il mio accompagnatore e comincio poco dopo a lamentarmi apertamente per ogni cosa: dal finestrino dell’auto che non si apre bene, al fatto che l’autoradio non legga la mia chiavetta usb che m’ero premurata di farcire di musica che mi piace ascoltare in macchina.
Nonostante ciò, mi autoproclamo un’ottima compagna di viaggio perché dispersi dietro alla voce robotico-muliebre del navigatore satellitare ci siamo comunque fatti delle goderecce risate mentre accanto a noi sfilavano quiete le più pittoresche e sconosciute cittadine sicule.
Unico neo stradale è il tentato pluri omicidio da parte di un coglione in BMW sulla superstrada per Ragusa. Costui sostava su una piazzola risucchiato da una gigantesca nube bianca proveniente dal motore (c’è qualcosa di più godurioso di vedere fondere un tamarrissimo BMW?) al sopraggiungere della nostra macchina, questo figlio della madre di tutti, si immette sulla strada davanti a noi risucchiandoci nella stessa nube biancastra: VISIONE COMPLETAMENTE ANNULLATA, ERNOME CAMION DIETRO, BESTEMMIE, MORTE.
Comincio molto tranquillamente ad incitare Antonio di suonare il clacson o quantomeno buttare giù quest’animale dalla scarpata. Non mi ha dato ascolto, ma per una fortuna che non mi riconosco, il bifolco alla guida del BMW fuso capisce la gravità della cosa e si mette scapestratamente di nuovo  da parte. Lo saluta un mio ” VAFFANCULO PAZZO COGLIONE” delicatamente urlatogli.
Com’è come non è arriviamo a destinazione. Davanti lo stadio ci sono già venditori ambulanti di magliettine tarocche caparezziane, uno dei venditori mi arpiona subito: “La vuoi una magliettina?” ed io già preoccupata per la fila davanti i cancelli gli rispondo distrattamente “Devo sudare anche quella?”.
La fauna umana che ci ritroviamo davanti io ed il silente Antonio è pressoché detestabile: un’orda di lampanti bimbiminchia abbronzati come stronzi essicati al sole e molesti, spintonanti, e cicaleggianti. Praticamente il popolino che Caparezza sfotte nelle sue canzoni.
Siamo rimasti ben 4 ore fermi in fila con lo spazio l’un tra l’altro di 20 cm. Uno schifo. Neanche a dirvelo ho litigato con 4 bulle che avevo dietro, e ho vinto io. Le ho spente come un fornello.
4 ore dopo insomma avevo perso l’uso delle gambe e della schiena, ma siamo riusciti correndo, ad arrivare in seconda fila, dove abbiamo aspettato nella stessa situazione di poco prima, per un’altra ora e mezza.
Lì poi mi sono scalmanata a fare la buffona perché mi stavo annoiando ed ho preso in giro gente seduta per terra in mezzo alla folla per 45 minuti. Antonio dopo un po’, cede. Mi dice che ci saremmo rivisti o sotto a quel palo o in macchina. Resto sola e mi tramuto in una specie di giocatrice di rugby pronta alla guerra.
Capa appare, mi emoziono in un modo che solo adesso capisco, e mi ritrovo nel bel mezzo di una mandria di bufali che mi spintonano avanti dietro sopra sotto. Sono rimasta sotto il palco credo per appena 30 minuti. Il tempo necessario per riprendere sgangheratamente qualcosa, godere in silenzio, e vedere un tizio ubriaco fradicio venirmi addosso, impazzire, e gridare: “No capa capa ti prego devi avere qualcosa di mio, voglio che tu abbia il mio orologio” Si toglie questo orologio di merda e lo lancia sul palco. Superfail che mi sono goduta con un’espressione immobile e tanta tanta tanta sprezzante compassione. E cioè, questa :  -_-
All’ennesimo tsunami umano, ormai completamente “fatta” di sudore altrui, mi apro un varco nella folla a colpi di: “Levatevi porco demonio, mi sento male, vi vomito addosso” e arrivo nelle retrovie tranquille, dove ci sono carabinieri che osservano placidamente divertiti gente che piscia in lontananza. Vado a comprarmi subito dell’acqua, ma il tizio che la vende me la dà gratis perché mi vede bianca in volto e totalmente sfatta. Me la bevo come una tossica seduta da sola, appoggiata alla rete della porta (eravamo in uno stadio, ve l’ho detto). Mi sono sentita male doppiamente perché quell’acqua fresca nel mio stomaco malandato e digiuno mi ha causato nausea e voglia di morire. Così ho scattato questa foto in lontananza
dandomi poi dell’assoluta sfigata perché quei canguri decerebrati in fondo stavano godendosi uno dei miei cantanti preferiti. Ho continuato poi a girovagare guardando in lontananza la sua ricciuta testa ballonzolare al ritmo di canzoni che conoscevo a memoria. Nel frattempo il concerto è finito e mi sono recata furbescamente al lato del parco dove c’erano già 4 13enni credo, con dei pass scintillanti. Ho visto chi glieli ha dati, ho chiesto se ne avesse uno in più per me e mi è stato detto di no. Da quel momento in poi ho fatto l’agitatrice sociale fino a fare insultare le 4 raccomandate di questa minchia. Il risultato è stato che Caparezza poi è uscito e mi ha scoglionata definitivamente perché facendo un gesto plateale con la mano ha invitato tutti ad andare dall’altra parte del palco per gli autografi, mettendomela praticamente nel metaforico culo. Ho visto questa mandria di suini sudati correre dell’altra parte e lampeggiare davanti ai miei occhi la scritta non ce la posso fare. Così sono rimasta sola come una merda a fare video di merda che riassumessero tutta la merda, come questo:

Quel “noo” con la voce di una malata terminale è ovviamente il mio, perché volevo fare una foto ed invece come nella più classica delle tradizioni è partito il video! Notate anche un tizio tranquillamente sdraiato per terra.

Insomma dopodiché ce ne torniamo a casa capendo finalmente cosa possa essere l’inferno in terra: guidare per 2 ore e mezza per stradine pseudo di campagna nell’entroterra siciliano. Volpi, ratti e tanti vaffanculoantò che cazzo la pigli di quarta sta curva?
Alle 3 e 35 ho fatto il vialetto che porta a casa mia come se mi fosse esplosa una granata sulla faccia ed i pezzi mi si fossero conficcati in tutto il corpo. Mi sono gettata sul letto e prima di cadere in un profondissimo sonno, ho visto la faccia di Caparezza che ha sorriso per un attimo verso al pubblico. Ovviamente a me.
Adesso qui di seguito vi beccate un montaggio video che ho fatto cercando di eliminare le parti dove mi picchiavano, ma non credo ci sia riuscita. Queste sono le parti del concerto che mi sono goduta, poi come ho testè raccontato sono morta. Il video è divertente perché documenta la mia aggressione da parte dei bufali tamarri.

Al 00:09 sentirete un “vaaaai michele” che mi sono lasciata sfuggire per distinguermi da quella massa di corpi sudati. Non avevo capito che sotto Babbo Natale non c’era Caparezza. FAIL.

Al 00:38 avevo già bestemmiato, ma non ho mollato.

Al 00:58 non ho capito più nulla, a parte che avessi ancora la telecamera in mano.

Al 01:04 desisto e si sente distintamente un mio “vabbè va, vaffanculo” convincendomi che non fosse il caso di fare riprese.

Al 1:23 qualcuno griderà “WIKIPEDIA” ed è un perché che resterà per sempre irrisolto.

Al 2:29 ci sono scene di nudo a caso, ed il fatto che io abbia abbassato la telecamera è da ricondursi soltanto al fatto che stavo per morire.

Ma il momento clou arriva al 2:41 quando ormai esanime grido un crescente: “AAAHIAAAAAAAAA” ancora adesso ne rido.  Ma come cazzo sarebbe mai potuto essere che nessuno m’avrebbe toccata o spintonata in un bordello del genere? Eppure non ho fatto altro che sgridarli in continuazione!

Al 3:24 mi si sente dire “non lo trovo” perché mi sono tanto impegnata a spintonare l’ingellato davanti che non trovavo più Caparezza sul palco.

Al 3:50 ho fatto delle riprese discrete perché mi ero fatta spazio a colpi di pugni sui fianchi “accidentali”, ma sarebbe durata poco.

Al 4:38 quello che vedete non è un effetto figo di campo scuro con voce fuoricampo, ma io che ormai zombie avevo persino dimenticato di togliere il tappo dall’obiettivo della telecamera. E lo dico pure “Sììì COL TAPPO!” Per il resto potete godere di una geniale caparezziana gag.

2 Risposte to “All’avventura!”

  1. seagal74 07/09/2011 a 10:59 am #

    Letì sei una forza della natura:simpatica, spontanea e brillante anche quando ti incazzi e dici parolacce utilizzando un gergo – certamente non proprio “accademico” – ma efficace e divertente.
    Talmente efficace che le scene che descrivi le immagino attraverso le tue parole e mi sembra quasi di essere lì presente. Ma sì, viviamoci ogni momento come capita, restando fedeli a noi stesse. Detesto come te quelle persone “costruite ed affettate”, posoni ricchi e viziati, insulsi e finti come l’etichetta di quello che indossano. Nella vita reale ti fai un culo così per qualunque cosa e se ti capita di divertirti ogni tanto, benvenga. Tanto te la sei sudata. Ho tanta stima per te e tanto affetto. Continua così! Un bacio grande grande Cri

  2. Francesco Federico Bova 09/01/2013 a 3:10 PM #

    Brava

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